Ab gai so e la metafora della pioggia nel cuore
(Fulvio De Santis)
Ab gai so, vv. 13-14 (…ins el cor mi plueu)
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l’amor qu’ins el cor mi plueu
Mi ten caut on plus iverna
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Rea (2008) osserva che l’uso metaforico del verbo piovere, che troviamo in Arnaut Daniel, viene ripreso in Cavalcanti, per esprimere il “vasto spargersi di amore nel cuore, come se piovesse misteriosamente dall’alto”.
Ad esempio, nel verso 11 del componimento XIV di Cavalcanti si trova:
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par che nel cor mi piova
un dolce amor sì bono
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Rea (2008) osserva che l’uso metaforico dell’immagine della pioggia nel cuore, in relazione a sentimenti dell’animo, ripresa da Cavalcanti, non sembra avere precedenti nella lirica trobadorica e italiana.
Il modello di Arnaut Daniel sarebbe di matrice scritturale. Nella Bibbia e nei testi esegetici la metafora della pioggia interiore esprime l’avvento della grazie divina nel cuore degli uomini. Ad esempio (Salmo 71, 6-7):
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descendet sicut pluvia in vellus et sicut stillicidia stillantia super terram
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Cfr. anche Petrus Cellensis, Tractatus de Disciplina Claustralis:
Cavalcanti estende l’uso della metafora della pioggia nel cuore per esprimere l’attivazione di processi interiori dell’io lirico, con particolare riferimento a “affezioni dolorose” dell’animo che risultano, nella lirica del fiorentino, inesorabilmente fatali. Ad esempio in Cavalcanti XXXI, v. 13, si legge
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e veggio piover per l’aere martiri
che struggon di dolor la mia persona
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Il poeta fiorentino va oltre, spostando la metafora della pioggia dal “cor” alla “mente” (XVII, v. 12):
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allora che nella mente piova
una figura di donna pensosa
che vegna per veder morir lo core
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Il motivo della pioggia d’amore è presente anche in Dante. Perugi (1995) evidenzia quattro occasioni in cui tale motivo viene utilizzato, due nelle Rime e due nel Paradiso.
Nella ballata I’mi son pargoletta (vv. 11-12) il motivo è, secondo Perugi, “usufruito attraverso le ballate cavalcantiane”.
Ciascuna stella ne li occhi mi piove
Del lume suo e de la sua vertute
Recupero più autentico del modello arnaldiano è invece quello nella canzone Io son venuto (vv. 67-68):
Canzone, or che sarà di me ne l’altro
dolce tempo novello, quando piove
amore in terra da tutti li cieli,
quando per questi geli
amore è solo in me, e non altrove?
Gli usi della metafora della pioggia d’amore si trovano nei canti XXVII e XXXII.
Paradiso XXVII, 106 e seg.
(Spiegazione di Beatrice sulla struttura dell’universo e del Primo Mobile)
«La natura del mondo, che quïeta
il mezzo e tutto l’altro intorno move,
quinci comincia come da sua meta;
e questo cielo non ha altro dove
che la mente divina, in che s’accende
l’amor che ‘l volge e la virtù ch’ei piove.
Paradiso XXXII, v. 88 e seg.
(S. Bernardo invita Dante a guardare la Vergine)
Io vidi sopra lei tanta allegrezza
piover, portata ne le menti sante
create a trasvolar per quella altezza,
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
M Perugi (1995). Un’idea sulle rime di Dante. Introduzione a D. Alighieri, Rime, a cura di G. Contini. Einaudi Tascabili.
R. Rea (2008). Cavalcanti poeta. Uno studio sul lessico lirico. Edizioni Nuova Cultura. Roma.
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